amMA(l)YAti


polimaterico su cartone
diametro cm.70
2012
 C’è sempre un nuovo inizio, la storia ce lo insegna. “ Quello che il bruco chiama fine del mondo – ripete la saggezza orientale del filosofo Lao Tzu-  il resto del mondo chiama farfalla”. Eppure il fascino terribile delle profezie, il loro ammaliante tormento continua a trastullare il mondo con echi che giungono da mondi passati e mai finiti, da tempi lontanissimi che ancora stringiamo tra le mani. C’è sempre un anno mille in agguato, un globo terrestre che sembra destinato a diventare un cerchio che si chiude, un’attesa dell’inconoscibile che ci si sforza di conoscere, la prospettiva di un Nulla che, se mai sarà, comunque sarà colmo dei nostri segni, delle nostre parole.
Giovanni Cafarelli non accetta né smentisce, semplicemente constata, prende atto e trascrive i frammenti, i pochi frammenti, che di questo nostro mondo sono degni di salvezza, pochi frammenti in tanto vociferare, in tanto caos. Giovanni Cafarelli guarda il mondo con l’umanissimo timore di un buio probabile e, insieme, con la consapevolezza saggia di un presente che  è sempice tassello di una eternità. Allora scava nel fluire inesistente del tempo per conservare accese le braci del pensiero e consegnarle ad un altro anno mille, ad altri calendari e ad altri Maya, al Nulla che ci ammalia, a quell’Apocalisse che – scrive Dan Brownnon è la fine del mondo, ma piuttosto la fine del mondo come noi lo conosciamo

              Anna R. G. Rivelli